Antologia StorieNoir 2024

Antologia con il mio racconto “Federico” (Menzione d’onore nella sezione “Mistery” al premio StorieNoir 2024) -ma ci sono anche anche racconti di Rosalia Siviero, Nicola Maddalena, Kenji Albani e tanti altri… da non perdere!

COP ESTESA STORIENOIR 2024

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Cicero pro domo sua

Grazie alla Giuria di StorieNoir 2023 per la Menzione d’Onore nella sezione Mystery per il racconto “Federico”!

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Un racconto per Kafka

Ops! Mi ero dimenticato che quest’anno ricorre il centenario della morte di Franz Kafka, uno dei miei autori preferiti! Tempo fa avevo scritto un raccontino ispirato alle sue opere e adesso lo voglio condividere con un piccolo gioco: nel racconto ci sono due riferimenti precisi a Kafka, chi riesce a trovarli?

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La taccola di Kafran (parva tributa)

Kafran era un vagabondo. Girava per paesi, boschi, campagne senza mai fermarsi e trovando sempre qualcosa con cui sfamarsi nel suo peregrinare.

Un giorno, salendo per un monte, vide che davanti a sé si ergeva una muraglia di colore rosso, costruita con grandi rocce quadrate, tanto alta che pareva arrivare al cielo. In quel momento, una taccola gli si posò sulla spalla e si fermò lì.

Kafran girò la testa per guardare la taccola e la taccola girò la testa per guardare Kafran. Il vagabondo capì che quello era un segno che qualche spirito gli aveva mandato e decise di andare verso la muraglia. Quando ci arrivò davanti, si accorse che c’era una porta, una grande porta massiccia, di legno e di ferro, e davanti alla porta stava fermo e immobile un feroce Guardiano armato. Ebbe paura, ma la taccola gli beccò piano un orecchio per farlo andare avanti. Quando arrivò di fronte al Guardiano, gli chiese di farlo passare.

«No,» gli rispose il guardiano «questa porta deve stare chiusa. Però, ci sono altre porte lungo il muro e quelle non so se sono aperte.» Kafran annuì, e si avviò costeggiando la muraglia per arrivare all’altra porta. Fu un percorso lungo e alla fine Kafran dovette fermarsi per dormire.

Quando fu mattina, la taccola picchiettò leggermente la testa del vagabondo per svegliarlo e questo, alzatosi, riprese il cammino e poco dopo arrivò ad un’altra porta, anche questa massiccia e anche questa con davanti un Guardiano uguale al primo che aveva incontrato. Kafran chiese nuovamente se poteva passare, ma ottenne la stessa risposta del suo predecessore: quella porta era chiusa, ma c’erano altre porte, e non sapeva se quelle erano aperte.

Allora Kafran riprese la sua marcia, venne ancora notte e ancora si fermò a dormire. All’alba, venne svegliato dalla taccola e ricominciò il suo cammino fino ad arrivare ad una terza porta, sorvegliata da un Guardiano uguale agli altri due. Anche a questo chiese di entrare, ma ricevette la stessa risposta e le stesse indicazioni degli altri.

Come aveva fatto in precedenza, Kafran si incamminò nuovamente, e venne notte, si fermò per dormire e la mattina dopo raggiunse una quarta porta, con un quarto Guardiano, e la storia in questo modo si ripetè per giorni e giorni, lune e lune, sotto il maglio del sole d’estate e sotto la gelida neve dell’inverno.

Una mattina però, quando Kafran arrivò davanti al Guardiano e gli chiese se poteva farlo entrare, ricevendone la solita risposta, il vagabondo rimase fermo senza badare alla taccola che gli beccava il collo per invitarlo a muoversi. Kafran aveva capito:

«Tu sei lo stesso Guardiano che ho incontrato il primo giorno. Vuol dire che la Muraglia è lunga ma c’è una porta sola, e io sto girando in cerchio da più di un anno, e mi trovo sempre davanti a te».

«No, ti sbagli.» rispose il guardiano «La muraglia è lunga, lunga, lunga e ci sono tante, tante, tante porte. Sono io che mentre tu dormi mi sposto fino alla prossima porta e ti aspetto là, perché io cammino in fretta, molto più in fretta di te, e non dormo mai.»

«Beh, sai cosa ti dico, Guardiano? Che io mi sono stancato e adesso me ne torno a girare per conto mio per paesi, boschi, campagne come facevo una volta.»

«Fai bene. Sei arrivato per conto tuo, per conto tuo puoi anche andartene. Io invece devo stare qua. E chissà quando arriverà qualcun altro».

Kafran annuì, guardò un’ultima volta il Guardiano, poi girò le spalle e si avviò per scendere a valle. La taccola, sbattendo le ali, lasciò la spalla del vagabondo e andò a posarsi su quella del Guardiano, il vero prigioniero senza prigione.

Allora? Avete capito quali sono i riferimenti di cui parlavo?

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I mattoidi (ci è andata bene!)

2024-03-07 13_08_13-Roma - Piazza Venezia e Monumento a Vitt. Emanuele IIIl monumento a Vittorio Emanuele II a Roma, il Vittoriano, destinato a celebrare tutti i fasti del Risorgimento, si è giustamente meritato il soprannome di “macchina da scrivere” e a molti non è che piaccia un granché. Però, diciamocelo, poteva andarci peggio, molto peggio, anche perchè la scelta del progetto non venne affidata a un architetto ma venne lanciato un concorso a cui tutti potevano partecipare, un po’ come un concorso per lo slogan di un dentifricio.

In uno stupendo libro dal titolo “I mattoidi al primo concorso pel monumento in Roma a Vittorio Emanuele II“, pubblicato a Roma nel 1894, Carlo Dossi ci illustra alcune delle proposte che erano state presentate e le analizza come esempi della follia, anzi della cretineria umana (non a caso il libro ha una dedica a Cesare Lombroso), degne di esame psichiatrico più che architettonico.

In questo libro sono presentati alcuni dei progetti presentati e le poche immagini che vedete qui sotto non vogliono dire nulla, vogliono solo essere un invito a leggere il libro e farsi prendere per mano dalla prosa spassosa di Dossi e fare con lui un viaggio  nei meandri di alcune delle follie e stranezze che questo concorso partorì.

Il libro si può trovare su Liber Liber. Buona lettura

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…. e magari fatemi sapere che ne pensate  😉

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Presentazione alla Pangea

Giovedì 7 marzo h.18.15 alla libreria Pangea di Padova presentazione del mio libro “Diffidate della realtà”:
sono previste letture, incontro con l’autore e soprattutto del buon prosecco...

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Bibliografia di tutta un’altrA storia

La storia mi piace fin da quando ero ragazzo, leggevo tutti i libri che mi capitavano per le mani però mi piacevano soprattutto le riviste come Storia illustrata o Historia, riviste che presentavano fatti e personaggi prestando attenzione ad aspetti magari aneddotici ma veri, umani, che mi rendevano la storia più vicina e me la facevano capire meglio. E proprio su quelle riviste ho imparato ad accorgermi e prender nota di quelle cose che non trovavano spazio nei libri seriosi delle biblioteche. E non ho mai smesso, da…, beh, è passato tanto di quel tempo che quasi mi vergogno. 

Comunque, nell’impossibilità di fornire una bibliografia ragionata e puntuale dei singoli post (che peraltro con  le tecniche di rete non ritengo è più necessaria e nemmeno auspicabile), voglio fornire una lista di libri -aggiornata il più possibile- idedicati proprio ai fatti di quella storia “minore” spesso misconosciuta, nascosta o trascurata nella maggior parte dei libri. 

  • 101 curiosités historiques cocasses et stupéfiantes pour avoir quelque chose à raconter en toutes circonstances, di Bruno Léandri, 2015
  • 1001 curiosità sulla storia che non ti hanno mai raccontato, di Marco Lucchetti, 2014
  • 25 cosas que non sabias de la historia, di Samuel C.A., 2015
  • A history of the world in 100 objects, di Neil MacGregor, 2011
  • A less boring history of the world, di Dave Rear, 2012
  • A really short history of nearly everything, di Bill Bryson, 2008
  • Bad history: how we got the past wrong, di Emma Marriott, 2011
  • Bizarre history: strange happenings, stupid misconceptions, distorted facts and uncommon events, di Joe Rhatigan, 2011
  • Book of Strange Facts, di Al Blue (7 volumi)
  • Cápsulas de historia contra el aburrimiento, di Iñigo Fernández 2013
  • Curieuses histoires de l’histoire, di Guy Breton, 1968
  • Curiosités Historiques et Littéraires, di Eugène Muller, 1897
  • Curiosités historiques sur Louis XIII, Louis XIV, Louis XV, Mme de Maintenon … a cura di Henri Plon, 1864
  • Duh!: the stupid history of the human race, di Bob Fenster, 2000
  • Dumb history: the stupidest mistakes ever made, di Joey Green, 2012
  • Fad and fallacies in the name of science, di Martin Gardner, 1952
  • Fractured history tales or why (almost) everything you thought you knew about the past never happened di Frank Sanello e Don J. Myers, 2012
  • Garibaldi ha dormito qui. Storia tragicomica dell’unità d’Italia, di Riccardo Pazzaglia, 1995
  • Geni da legare: piccole stranezze e grandi ossessioni delle più eccelse menti della storia, di Philippe Brenot, 1999.
  • Hidden history, di Lenny Flank, 2014-2015
  • Hilarious history, di Ebenezer Bean, 2011
  • Historia universal Freak, di Joaquín Barañao, 2014
  • Histoires malicieuses des grands hommes, Guy Breton, 1968
  • Historic oddities and strange events, di Sabine Baring-Gould, 1891
  • History (Foul Facts), di Amber Grayson,  Jamie Stokes et al., 2001
  • History without the boring bits, di Ian Crofton, 2008
  • History’s worst: 2000 years of idiocy, di Adam Powell, 2014
  • Horrible Histories: groovy Greeks, di Terry Deary, 1996
  • I personaggi più malvagi della storia, di Shelley Klein, 2005
  • Il libro delle età, di Desmond Morris, 1985
  • Introduzione alla storia della stupidità umana, di Walter B. Pitkin, 1947
  • Kooks: a guide to the outer limits of the human belief, di Donna Kossy, 1994
  • La tortue d’Eschyle et autres morts stupides de l’Histoire, di David Alliot, 2012
  • Las hemorroides de Napoleon, di Jose Miguel Carrillo, 2009
  • Le bugie della storia, di Piero Melgrani, 2006
  • Les beaux mensonges de l’Histoire, di Guy Breton, 1998
  • Les hémorroïdes de Napoléon et toutes ces petites histoires qui ont fait la grande, di Phil Mason et Valérie Le Plouhinec, 2012
  • Military history’s most wanted: the top 10 book of improbable victories, unlikely heroes, and other martial oddities, di M. Evan Brooks, 2002
  • Mussolini’s Barber: And Other Stories of the Unknown Players Who Made History Happen, di Donald Graeme, 2010
  • Napoleon wasn’t Short (& St Patrick wasn’t Irish): when History gets it wrong, di Andrea Barham, 2015
  • Storia della civiltà, Will e Ariel Durant, 1958
  • Storia…si…ma…senza tante storie: personaggi mitici, storici, politici,amori, eroismi, porcherie,sotterfugi e insensatezze, di Aldo Macor, 2013.
  • Stupid ancient history, di Leland Gregory, 2012
  • Stupid history: tales of stupidity, strangeness and mythconceptions throughout the ages, di Leland Gregory, 2007
  • Stupid science: chronicles of weird experiments, mad scientists, and idiots in the laboratory, di Bob Fenster, 2009
  • The book of days, di Robert Chambers, 2 v., 1864
  • The big book of Duh!, di Bob Fenster, 2007
  • The celebrated cedestrian and other historical curiosities, BBC, 2013
  • The history of manners, di Norbert Elias, 1982
  • The lowbrow guide to world history, di Michael Powell, 2005
  • The oddities and curiosities of words and literature, di C. C. Bombaugh, 1961
  • They got it wrong: history: all the facts that turned out to be myths, di Emma Marriott, 2013
  • Well, Duh!: our stupid world, and welcome to it, di Bob Fenster, 2011
  • You will die: the burden of modern taboos, di Robert R. Arthur, 2008 
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Premio Caffè delle Arti 2023

xdiffidateAlla X edizione del Premio letterario nazionale Caffè delle Arti del 2003 “Diffidate della realtà” ha preso una Mozione di merito. Qui sotto la motivazione del Premio:

Uno degli aspetti più notevoli di “Diffidate della realtà di Remo Badoer” risiede nell’audace esplorazione della relatività della realtà. Con maestria, l’autore sfida la convenzionale nozione di una realtà oggettiva, mettendo in evidenza il suo carattere intrinsecamente soggettivo e, per tanto, plurimo. Questa contemplazione invita il lettore a scrutare con occhio critico ciò che comunemente accetta come certezza, aprendo le porte a rivelazioni sorprendenti e diversificate. Degno di merito è luso astuto di un umorismo acuto, che permea le storie. Con arguzia, l’autore impiega l’ironia per mettere in risalto l’assurdità e il sarcasmo intrinseco nella vita quotidiana, conferendo una dimensione giocosa alla sua narrazione. L’abilità dell’autore nel transitare con fluidità attraverso un ampio spettro di generi letterari, senza mai perdere di vista il nucleo narrativo e l’acume della sua prosa, rappresenta una caratteristica di rilievo.

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I topi del cimitero, di Carlo H. De’ Medici

topiQuando ho letto questo libro mi sono stupito -e pure un po’ inquietato- perchè uno dei racconti, ‘L’amica del poeta’, ha forti somiglianze con il mio racconto ‘Poesia’ (fa parte della raccolta “Diffidate della realtà” ed è stato scritto ben prima che io conoscessi quest’opera), e anche perchè bisogna considerare che l’autore ha una storia personale misteriosa fatta di misticismo, esoterismo, alchimia con l’aggiunta di un leggero di odore di zolfo.

Comunque sia,  è un libro che merita di essere letto non solo da chi ama la letteratura gotica, esoterica e fantastica ma anche da chi, come me, ama riscoprire autori poco conosciuti o sottovalutati. E comunque il termine “letteratura gotica” per questa raccolta di  racconti pubblicati per la prima volta nel 1924,  secondo me è fuorviante e limitante. Certo, l’autore ci porta in un mondo di orrori e misteri, lui stesso definisce i suoi racconti ‘crudeli’,  ma per quel che mi riguarda li ho trovati ricchi anche di bellezza, di un estetismo che non si può neanche definire decadente, di… uhm. Non se se dirlo… Sì, lo dico: di poesia! Provate a leggere un capolavoro come ‘Madrigale’ se non mi credete.

Potrei anche blaterare sul fatto che questi racconti hanno una duplice chiave di lettura, una esoterica e l’altra exoterica, potrei dire che la loro crudeltà fa apparire lampi di profonda spiritualità, potrei tessere le lodi di uno stile di scrittura immediato e al tempo stesso suggestivo e coinvolgente, di sottolineare che la lettura suscita emozioni che fanno riflettere sul senso della vita e della morte, sul bene e sul male, sul sogno e sulla realtà, potrei disquisire sugli echi più che sulle influenze di Poe e Huysmans (mmm… forse anche di Strobl, però non so se lo possa aver letto), ecc. ecc.

Quanto sopra è tutto vero, certo, ma lascio volentieri il blabla a qualcun altro. Io ho chiuso il libro con la certezza di avere incontrato (magari in ritardo perchè fino a un paio di mesi fa nemmeno sapevo chi era questo De’ Medici)  un grande, uno scrittore che meriterebbe molto di più di quanto finora gli ha riservato una critica letteraria limitata e stitica nel bulbo.

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Il Mar delle Blatte , di Scozzari e Landolfi

blatteIo ho letto quest’opera a puntate negli anni ’80 sulla mitica rivista ‘Frigidaire’ e ricordo che mi lasciò a bocca aperta, e la rileggevo a intervalli quasi regolari. Purtroppo negli anni per motivi di trasloco ho dovuto cedere la mia collezione di ‘Frigidaire’, non ho più potuto riprenderla e dopo un po’ me ne sono quasi dimenticato. Dico quasi perchè quando ho visto questa nuova edizione è stato come ritrovare un amore perduto e l’ho presa subito e me la sono goduta come la prima volta, anzi di più perchè nel frattempo c’era stato un incontro fatale con Landolfi (che all’epoca non avevo ancora letto).

Devo dire che in genere le versioni a fumetti di opere letterarie mi fanno spesso storcere il naso, ammetto di essere un po’ snob, ma in questo caso l’incontro tra la maestria barocca di Filippo Scozzari, un artista tra i più sciccosi d’Italia (e non solo) e l’incanto letterario di Tommaso Landolfi, uno scrittore di una signorilità letteraria unica, si è tradotto in un abbraccio tra due raffinatezze assolute, e il risultato è un Capolavoro con la ‘c’ maiuscola.

Leggere ‘Il mar delle blatte’ è imbarcarsi in un viaggio (viaggio onirico, più che fantastico) in compagnia del Gran Variago, della sensuale Lucrezia, del misterioso e terribile Verme Azzurro, una Nave dei Folli che naviga tra onde che possono essere comiche, tragiche, oniriche (ops! scusate, questo l’ho già detto!), terribili e inquietanti, verso un mare di insetti dove il viaggio si conclude (e non dico come, se no non c’è gusto).

Spero solo che quest’opera trovi, oltre che nell’animo dei suoi lettori e del mio in particolare, un degno posto nelle biblioteche,  che possa non essere dimenticata, perchè veramente è un qualcosa che va oltre le suggestioni e le emozioni che non può non suscitare in un lettore e si pone su un livello più alto, la testimonianza di quanto possa essere grande l’unione tra un grande testo letterario e un grande disegno: prima ho parlato di abbraccio, ma forse il termine ‘amplesso’ rende meglio l’idea.

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La Comunicazione

Le donne parlano perché hanno voglia di parlare; al contrario gli uomini parlano solo quando ci sono costretti da circostanze esterne, ad esempio, quando non riescono a trovare un paio di calzini puliti.
Jean Kerr

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Jean Kerr (1923 – 2003), scrittrice e commediografa americana.

Tratto da: Gli uomini visti dalle donne

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